Luglio 2022
È notizia di pochi giorni fa, che il nostro Presidente Mattarella, in visita ufficiale in Mozambico, in un suo discorso, ha ricordato la tragedia della “Nova Scotia”, per ringraziare i mozambicani dell’aiuto dato allora a quei pochi disgraziati che ebbero la fortuna di sopravvivere al siluramento tedesco di quella nave su cui erano imbarcati come prigionieri di guerra.
Il fatto, visto il lunghissimo periodo di oblio, ci ha, da un certo punto di vista, sorpresi, ma da un altro, sconcertati, per l’ipocrisia insita nel momento e nell’occasione colte per il ricordo.
Infatti, viste le motivazioni per le quali era stata organizzata la visita presidenziale e cioè verificare se quella nazione africana era disposta ad aiutarci nelle forniture di gas, il ricordo del salvataggio dei naufraghi era l’occasione giusta per rammentare quella disinteressata amicizia che ha contraddistinto il Mozambico, al fine di introdurre, appunto, in nome di quell’antico sodalizio, la richiesta di cooperazione dovuta alla necessità di procurarci nuovi partner energetici.
Nonostante questo aspetto poco rispettoso per chi di quella tragedia è stato partecipe, vogliamo però cogliere almeno un aspetto positivo, e cioè quello che, seppure per altri motivi, si sia finalmente tornati a parlare di quella sciagura, incuriosendo di fatto quei molti cittadini italiani che ne erano all’oscuro e che sicuramente si sono dati da fare per saperne di più.
Ringraziamo, perciò, il Presidente e i quotidiani che hanno riportata la notizia, sperando che tutto ciò possa rappresentare, per chi sente ancora il dovere del ricordo, un nuovo inizio.
Questo il testo del discorso del Presidente Mattarella nel punto che riguarda la “Nova Scotia”:
Brindisi del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, in occasione del pranzo offerto dal Presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi
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"Se l’Italia non dimentica il soccorso e la accoglienza che i mozambicani offrirono ai superstiti del piroscafo Nova Scotia - affondato durante il secondo conflitto mondiale, al largo delle coste del Mozambico, mentre trasportava diverse centinaia di prigionieri di guerra italiani e di civili destinati ai campi di internamento in Sud Africa - va sottolineato che il nostro legame si è ulteriormente consolidato, sin dagli anni della decolonizzazione, grazie alle iniziative di cooperazione di cui sono state protagoniste tante realtà italiane – dalle università ai numerosi Comuni e alle Organizzazioni Non Governative - che con il loro impegno hanno reso concreta la vicinanza dell’Italia e della sua società civile al Mozambico."
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e lo stralcio dell’articolo pubblicato nell’occasione sul quotidiano “La Repubblica” (con menzione del nostro sito):
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Maputo, Mattarella ricorda il piroscafo affondato nel '42 dai tedeschi: "L'Italia non dimentica il soccorso dei mozambicani"
Il piroscafo Nova Scotia, con 1200 prigionieri di cui metà italiani, venne colpito da due siluri dal sommergibile U-177 al largo delle coste del Mozambico. Solo 181 furono i superstiti
È una di quelle storie dimenticate che nessuno ricorda. Alle sette del mattino del 28 novembre 1942, al largo delle coste del Mozambico, il piroscafo inglese Nova Scotia, con a bordo 1200 prigionieri, la metà dei quali italiani, venne affondato da due siluri lanciati dal sommergibile tedesco U-177. Si salvarono soltanto 117 italiani e 64 fra sudafricani e inglesi. Tutti gli altri furono inghiottiti dall'oceano, molti divorati dagli squali. I nazisti erano convinti si trattasse di un cargo mercantile, quando si accorsero che avevano sparato su una nave che trasportava soldati alleati allertarono i soccorsi. Il cacciatorpediniere portoghese Afonso de Albuquerque, al comando del capitano Josè Augusto Guereiro De Brito, raggiunse il luogo del disastro alle 5,45 del 30 novembre: i naufraghi pregavano sulle zattere di salvataggio. E a quel punto "cominciò la frenetica ricerca dei superstiti che si prolungò per tutta la notte", come ha ricostruito il sito www.navenovascotia.it. "Il cacciatorpediniere Afonso de Albuquerque, carico dei superstiti, attraccò nel porto della città di Lourenco Marquez (ora Maputo) nel Mozambico portoghese dove il comandante, nonostante le pressioni del comando britannico, tratterrà i reduci italiani che saranno curati negli ospedali di quella città neutrale, mentre i soldati inglesi e boeri saranno avviati verso il Sudafrica". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oggi in visita di Stato a Maputo, la capitale del Mozambico, ci ha tenuto a dire che "l'Italia non dimentica il soccorso e l'accoglienza che i mozambicani offrirono ai superstiti del piroscafo Nova Scotia, affondato durante il secondo conflitto mondiale, al largo delle coste del Mozambico, mentre trasportava diverse centinaia di prigionieri di guerra italiani e di civili destinati ai campi di internamento in Sud Africa". Molti dei superstiti si stabilirono lì, altri invece tornarono in Italia. Erano stati prigionieri degli inglesi in Eritrea ed Etiopia. Mattarella ha voluto ricordare questo episodio per testimoniare la generosità del popolo mozambicano nei confronti di noi italiani
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